L'escursionismo o, per usare un termine più globale, il "moutaineering", non è solo una mera pratica sportiva con le sue tecniche e i suoi attrezzi, ma è anche, e soprattutto, un fatto di cultura; si fortifica il corpo, si corrobora la mente, si gratifica lo spirito di un inesauribile, stimolante e sempre nuovo confronto tra l'intelligenza dell'uomo e la natura parlante delle terre alte. Li propongo a quanti vogliono vivere pienamente l'esperienza della cultura dell'escursionismo e soprattutto ai più giovani che, smarriti nella vastità della globalizzazione e nelle infinite ed effimere sollecitazioni di un modo di virtualità, avranno la possibilità di trovare solidi appigli per vivere un futuro consapevole e potranno, di persona, sperimentare l'amabile verità dell'aforisma di Friedrich Nietzsche: "La profondità sta in alto".
Il sentirsi smarriti in un paesaggio, il senso dello spaesamento ci prende quando non ci riconosciamo in un luogo, quando non riusciamo a percepire quel qualcosa di familiare, di consuetudinario, di indicibile che è proprio, solo ed esclusivo, dei luoghi nei quali siamo nati e cresciuti, in sintesi quando non ritroviamo la nostra identità nel contesto che ci circonda. Quelli dell'identità e del paesaggio sono due mondi complessi, molto complessi, che non possono essere esplorati in poche righe.
L'ultima immagine è quella di un brano di paesaggio, quello delle Motti di Cavagliola, del quale mi sono anni fa mi sono un poco invaghito ed al cui recupero ho dedicato molte energie. È un contesto per il quale vale il motto: «Anche il paesaggio è un monumento».
Permettemi un ultimo pensiero: «Si cura e si difende solo ciò che si ama; si ama solo ciò che si conosce.»
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